Certo, è arrivato l’ennesimo pareggio; certo, la vittoria era a un passo; certo, avremmo meritato un altro risultato. Tuttavia, rimontare la Sampdoria a Marassi e trovarsi a una incollatura da una clamorosa vittoria, non è da tutti e conferma che il Catanzaro è una squadra rocciosa e mai doma e che ha fatto progressi notevoli rispetto alla prima parte del campionato. È poco? Dipende da quale punto di vista si considera la situazione: è chiaro che, per chi sognava una lotta al vertice per la promozione, tutto questo è deludente e induce al pessimismo più nero. La logica conseguenza non può essere che la disperata richiesta di cambiare allenatore, la tentazione di contestare la società, la rabbia per quello che poteva essere e non è stato. Ma è davvero questo il giusto angolo di osservazione? Personalmente ho qualche dubbio in proposito e, senza alcuna polemica, provo a spiegarne di seguito i motivi.
1) Quest’anno (e ad essere sinceri anche l’anno scorso) l’obiettivo non è mai stato la promozione, bensì la salvezza, soprattutto dopo la rivoluzione estiva, che, piovuta all’improvviso sull’incolpevole società, ha costretto a rivedere tutto in pochissimo tempo. 2) Chi pensa che dovremmo essere molto più in alto in classifica, evidentemente ritiene che potremmo competere con squadre progettate per la promozione diretta come Sassuolo, Spezia, Pisa o almeno con quelle che, pur adesso attardate, all’inizio avevano lo stesso obiettivo e dunque avevano fatto investimenti di ben altro livello rispetto a noi (es. Cremonese e Palermo). Chiedo: è davvero realistico pensare che, cambiando allenatore o con qualche altra alchimia, potremmo prenderci uno dei tre posti utili per la promozione battendo questa concorrenza? 3) È vero, undici pareggi sono tanti; è vero, se la sfortuna non si fosse messa di mezzo o se non si fosse perso tanto tempo all’inizio per individuare un sistema di gioco adeguato, forse oggi avremmo almeno sei o sette punti in più. Chiedo ancora: cambierebbe per caso qualcosa se fossimo a quota 23/24? No: saremmo comunque piuttosto lontani dalle posizioni di vertice. 4) Posto, dunque, che la promozione non è un obiettivo ragionevole, siamo forse in una condizione disperata, risucchiati nella lotta per non retrocedere? La risposta è di nuovo no. Certo, due punti più giù (si sfiorano i play out, ma due punti più su ci sono i play off. Quest’anno il campionato è molto livellato e noi siamo esattamente nel mezzo, cioè del tutto in linea con il vero obiettivo della società, la salvezza appunto. 5) In estate il progetto tecnico-tattico era nato intorno a un sistema di gioco poi sconfessato; ci troviamo quindi con diversi giocatori adattati a ruoli che non sono i loro o che addirittura non possono essere neanche utilizzati. Probabilmente sono stati fatti degli errori di valutazione, tuttavia i correttivi apportati qualche effetto lo hanno prodotto e magari, con il mercato di gennaio, si potranno vedere frutti migliori.
Mentre mettevo in fila questi pensieri, mi è venuto in mente il filosofo tedesco Leibniz, secondo il quale quello in cui viviamo sarebbe «il migliore dei mondi possibili» e con questo non intendeva dire che è un mondo perfetto, anzi, ma solo che poteva andare molto molto peggio. Applicando questo concetto al Catanzaro di oggi, a me pare che le cose stiano più o meno così: in questo campionato, in questo momento, nella situazione che ho riassunto sopra, forse davvero è il miglior Catanzaro possibile. Intendiamoci: non significa che non ci siano problemi da risolvere, ma solo che più di questo nelle condizioni date e con la dea bendata spesso rivolta altrove, se è vero che le cose non vanno bene, in fondo è altrettanto vero che non vanno neanche malissimo. Del resto, come diceva un altro grande filosofo, Karl Popper, «negare il realismo conduce alla megalomania»… Non è dunque meglio usare ogni energia per sostenere la squadra piuttosto che per fare sterili polemiche?